Le sorelle Mirabal: ecco la loro storia di resilienza e lotta alla dittatura domenicana

Le sorelle Mirabal: ecco la loro storia di resilienza e lotta alla dittatura domenicana
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La tragica storia delle sorelle Mirabal non sempre viene ricordata nei manuali di storia. Per questo oggi proveremo a celebrarle, ricordando quell'impegno politico, per il quale pagarono con la vita, e che portò, successivamente, all'assassinio di uno dei peggiori dittatori della storia dell'America latina nella prima metà del Novecento.

Patria Mercedes, María Argentina Minerva e Antonia María Teresa Mirabal erano tre sorelle, su 4 figlie, che vissero in quella che passò alla storia come "Era di Trujillo" - un periodo di trent'anni, dal 1930 fino al 1961, in cui la Repubblica Domenicana venne governata dal dittatore assoluto Rafael Leónidas Trujillo.

Il loro primo contatto col violento mondo che le circondava avvenne sin dalla giovane età, quando i beni della famiglia vennero sottratti, nazionalizzati e, successivamente, incamerati tra le proprietà private dello Stato dittatoriale.

Nel mentre, "El Jefe" (il Capo), così era chiamato Trujillo, dal 1930, avviò un lungo processo di industrializzazione e rinnovamento del sistema finanziario, che permise al paese di rialzare la propria reputazione a livello internazionale.

Tuttavia, se da una parte vi era un evidente progresso, sostenuto anche grazie a dei primi aiuti da parte degli Stati Uniti, dall'altra vennero attuate delle politiche interne tipiche di un vero e proprio regime dittatoriale: dalla soppressione di ogni forma di dissenso fino alla costruzione di una cultura ideologica che poneva il suo fulcro nella figura di Trujillo. A questo mix di elementi, si aggiunse, nel 1937, anche un genocidio di massa nei confronti della popolazione haitiana presente dentro la Repubblica.

In questo contesto le sorelle Mirabal, a conclusione dei loro studi scolastici ed universitari, decisero gradualmente di entrar a far parte della Resistenza, con i loro rispettivi mariti.

La loro lotta iniziò nel 1960, quando entrarono a far parte del "Movimento 14 giugno", un gruppo clandestino, strutturato in nuclei di combattimento.

Tuttavia, la polizia segreta, detta "SIM", riuscì presto ad individuare il gruppo delle sorelle, perseguitando e incarcerando tutti i membri, comprese le tre giovani donne. Gran parte degli imprigionati vennero spediti nel carcere "La 40", noto per le terribili torture e il grande tasso di mortalità dietro le sue mura.

Le sorelle vennero liberate qualche mese dopo, ma fu tutta una facciata. I loro coniugi rimasero reclusi e Trujillo ebbe la perfetta occasione per far fuori, una volta per tutte, un forte simbolo della Resistenza senza far vedere alla nazione che vi fosse un qualche coinvolgimento dello Stato.

Come fece? Sedute in macchina per andare a far visita ai propri mariti, le tre vennero intercettate dalla polizia segreta e brutalmente uccise a bastonate. Successivamente, i loro corpi vennero rimessi nel veicolo, facendolo precipitare da un dirupo, al fine di simulare un incidente automobilistico.

L'opinione pubblica domenicana, alla notizia, non credette nemmeno un secondo a ciò che era successo. Avevano perso tre figure importanti e per questo decisero, in massa, di ribellarsi una volta per tutte con un gesto esemplare. Nel 1961, infatti, Trujillo venne assassinato.

Quando si ebbe il primo Incontro Internazionale Femminista, nel 1980, la Repubblica Domenicana propose il 25 novembre, data in cui le tre donne vennero assassinate, come Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne. Successivamente, anche le Nazioni Unite, nel 1998, approvarono all'unanimità questa commemorazione, sempre in omaggio alla storia di resilienza delle sorelle Mirabal.