Uno speciale "paraorecchie chimico" potrebbe prevenire la perdita dell'udito
Una volta che si inizia a perdere l’udito, non si può più tornare indietro. Un team di biologi dell’Università dell’Iowa però potrebbe non essere d’accordo e ha risposto a quest’affermazione con una ricerca che ha permesso l’identificazione del recettore colpevole dell’ipoacusia.
I recettori che si trovano sulle cellule nervose dell'orecchio interno fanno da ponte per il passaggio di informazioni uditive tra le cellule ciliate, che sono sensibili ai suoni, e il cervello. La trasmissione di questi segnali, che avviene attraverso le giunzioni sinaptiche, è alla base del funzionamento del sistema uditivo di tutti gli animali.
I ricercatori hanno scoperto che alcuni di questi recettori mancano di una particolare proteina chiamata GluA2, e sarebbero proprio loro i responsabili delle principali sinaptopatie che causano la perdita dell’udito.
Le cellule ciliate rilasciano un neurotrasmettitore chiamato glutammato che trasmette le informazioni sonore da queste alle cellule nervose. L’esposizione a un forte rumore causa un eccessivo rilascio di glutammato, e come sappiamo questo può causare altre gravi patologie, che legandosi ai recettori privi di GluA2 provoca l’ingresso di calcio nei neuroni uditivi. Un’elevata concentrazione di questo ione determina tossicità fino a causare la morte del neurone stesso.
Iniettando nell'orecchio interno un farmaco che blocca selettivamente i recettori privi di GluA2, i biologi sono riusciti ad impedire ai topi utilizzati nell’esperimento di andare incontro a questo meccanismo dannoso quando esposti al rumore. È stato come equipaggiarli con un “paraorecchie chimico” che li proteggeva dai danni da rumori forti senza però attenuare i rimanenti suoni.
“I danni all’udito permanenti possono essere causati da alti livelli di rumore e le persone devono fare più attenzione all’esposizione a tali suoni perché non siamo ancora in grado di riparare sinapsi o rigenerare le cellule ciliate. Il nostro paraorecchie chimico è al momento l’unica soluzione.” è quanto affermato dal biologo Steven Green. La sua speranza è questa scoperta possa aiutare a trovare nuovi farmaci, e che possano essere somministrati in un modo meno invasivo.
Nel frattempo lo sapevate che un altro studio sui topi ha portato allo sviluppo del super-udito?
FONTE: ScienceDaily
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