Lo sterminio dei bisonti ha causato conseguenze terribili ai nativi americani

Lo sterminio dei bisonti ha causato conseguenze terribili ai nativi americani
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Alla fine del XIX secolo i bisonti nordamericani furono quasi tutti sterminati, gettando in crisi i nativi americani della zona, che utilizzavano l'animale per praticamente qualsiasi cosa, dal cibo alla pelletteria. Le conseguenze di questo sterminio non sono ben documentate, ma pare abbia causato eventi terribili.

Recenti ricerche mostrano che queste popolazioni indigene non solo sperimentarono una significativa perdita di statura dopo lo sterminio, ma anche un aumento della mortalità infantile e un cambiamento nel loro benessere materiale presente ancora oggi.

Nel 1870 esistevano almeno 10 milioni di bisonti nel branco meridionale delle pianure nordamericane, ma meno di 20 anni dopo il loro numero precipitò a soli 500 esemplari selvatici. Non solo i nativi americani: il massacro è stato principalmente guidato dall'economia e dalla domanda di terra dei coloni, gli animali venivano anche cacciati per sport o perché erano d'intralcio vicino alle ferrovie.

Anche l'esercito degli Stati Uniti voleva la loro morte, poiché il governo federale capì che in questo modo avrebbe controllato le popolazioni native e molti generali credevano che i cacciatori di bisonti "facessero di più per sconfiggere i nativi americani in pochi anni di quanto abbiano fatto i soldati in 50 anni." Prima del declino del numero di bisonti, le popolazioni indigene erano tra le persone più benestanti del continente americano.

La perdita di questa risorsa rappresentò quindi una perdita di mezzi di sussistenza e di stabilità che durava da secoli (dovendosi nutrire di cavalli, muli e persino cibo scadente). Le società che dipendevano dai bisonti sperimentarono un calo di 2-3 centimetri in altezza rispetto ad altre nazioni native americane che non dipendevano dagli animali.

Gli scienziati hanno anche dimostrato che l'eliminazione del bisonte ha portato a tassi sostanzialmente più elevati di mortalità infantile (quasi il 16% in più) nella prima parte del 20° secolo.