Stimolazione diretta del nervo ottico per aiutare i non vedenti
La cecità arriva a colpire circa 39 milioni di persone nel mondo. I fattori che possono indurla sono molti: la genetica, il distacco della retina, un trauma, l'ictus nella corteccia visiva, un glaucoma, la cataratta, un'infiammazione o un'infezione. Quando la cecità è temporanea, solitamente, può essere trattata. Ma cosa possiamo fare quando è permanente?
"Riteniamo che la stimolazione intraneurale possa essere una soluzione preziosa per diversi dispositivi neuroprotesici per il ripristino delle funzioni sensoriali e motorie. I potenziali traslazionali di questo approccio sono davvero estremamente promettenti", spiega Silvestro Micera, presidente della Fondazione Bertarelli dell'EPFL in Neuroingegneria traslazionale e Professore di bioelettronica alla Scuola Superiore Sant'Anna.
L'idea alla base è quella di indurre fosfeni, la visione di luce sotto forma di piccoli motivi bianchi, in assenza di vera esposizione alla luce. Vi sarà capitato sicuramente, ad esempio, ritrovandovi a strofinare troppo forte le mani sugli occhi.
Gli impianti retinici, protesi per aiutare i non vedenti, soffrono di criteri di esclusione. Ad esempio, mezzo milione di persone in tutto il mondo sono cieche a causa della retinite pigmentosa, una malattia genetica dell'occhio che colpisce l'epitelio pigmentato e la retina (retinopatia), ma solo poche centinaia di pazienti possono beneficiare di impianti retinici, per motivi clinici.
Un impianto cerebrale, che stimola direttamente la corteccia visiva, è un'altra strategia, seppur rischiosa. Questo approccio sembra invece ridurre i criteri di esclusione quasi a 0.
I precedenti tentativi di stimolare il nervo ottico negli anni '90 hanno fornito risultati inconcludenti. I pazienti hanno avuto difficoltà a interpretare la stimolazione, continuando a vedere qualcosa di diverso.
Gli elettrodi intraneurali possono effettivamente essere la risposta per fornire informazioni visive ricche ai soggetti. Sono anche stabili e hanno meno probabilità di muoversi una volta impiantati in un soggetto, secondo gli scienziati. Gli elettrodi del bracciale sono posizionati chirurgicamente attorno al nervo, mentre gli elettrodi intraneurali penetrano attraverso il nervo.
FONTE: Sciencedaily.com
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