Lo strano rapporto tra i romani e la mano sinistra

Lo strano rapporto tra i romani e la mano sinistra
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Attenzione alle idi di marzo” fu questo l’avvertimento di un indovino indirizzato a Giulio Cesare. Ora, come potete immaginare, a distanza di più di 2000 anni, non potremmo mai dire con certezza se tale predicazione sia davvero avvenuta per mano di un individuo o se sia il frutto di una storiografia successiva alla parentesi romana...

Ma una cosa è certa: i romani erano superstiziosi, o almeno agli occhi di noi moderni. Oggi non riporteremo i rituali divinatori e di buon auspicio che attuavano i capitolini, vista l’identità strettamente religiosa di queste pratiche, ma di un’inusuale fobia il cui eco riusciamo ad avvertire ancora oggi.

Una peculiare superstizione romana era la convinzione che il lato sinistro fosse il male, mentre il lato destro rappresentasse il bene. Vi basti pensare che la parola inglese "sinister", che significa qualcosa di maligno, deriva dalla parola latina "sinister", che significa "sul lato sinistro".

I romani avrebbero ereditato questa credenza dagli indoeuropei, che scorrazzavano per l’Europa e l’Asia molto prima dei figli di Romolo. Secondo l'autore Anatoly Liberman, gli indoeuropei credevano che le preghiere dovessero essere rivolte al sole mentre sorgeva a est. Nella descrizione di questi riti, non si può far a meno di notare una strana “imposizione”: la mano sinistra doveva esser orientata verso nord, direzione che avrebbe condotto al “Regno dei Morti”. I romani, insieme a greci, celti e germani, avrebbero ereditato tale superstizione indoeuropea.

Qualunque sia l'origine della superstizione, divenne parte del credo dei romani. La parola latina "sinister" era usata nelle divinazioni romane note come auspicia: tramite il volo degli uccelli, si cercava di interpretare la volontà divina. Potete immaginare facilmente quali erano le sorti predette, quando i pennuti viravano a sinistra…