È stato sviluppato un nuovo algoritmo: potrebbe svelare i segreti del nostro cervello

È stato sviluppato un nuovo algoritmo: potrebbe svelare i segreti del nostro cervello
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È stato sviluppato un nuovo algoritmo che rivoluziona la metodologia con la quale gli scienziati studiano il comportamento degli organismi viventi. Ponendosi come mezzo per comprendere meglio i meccanismi che regolano il cervello.

A tal proposito, Eric Yttri, assistente professore di scienze biologiche alla Carnegie Mellon University, ha affermato che il modo migliore per comprendere il cervello è osservare come gli organismi interagiscono con il mondo che gli circonda. Infatti, lo studio comportamentale derivante l’osservazione delle azioni che compiono quotidianamente gli animali, come mangiare o camminare, può essere estremamente utile per svelare i meccanismi cerebrali insiti in malattie neurologiche come il morbo di Parkinson o l’ictus.

Tuttavia, identificare e comprendere il comportamento degli animali è un processo estremamente complesso e dispendioso in termini di tempo. Proprio per questa ragione lo stesso Yttri, in collaborazione col collega Alex Hsu, hanno progettato un algoritmo di apprendimento automatico non supervisionato, basato quindi su dati non identificati e non classificati. La ricerca è stata pubblicata su "Nature Communications", ed è, per l’appunto, incentrata sull’algoritmo chiamato B-SOiD (segmentazione comportamentale del campo aperto in DeepLabCut). Questo strumento riesce a identificare i modelli comportamentali degli animali in maniera autonoma, interpretando i fotogrammi derivanti da un software di visione artificiale che scandisce le registrazioni video inerenti alle azioni degli animali.

Al riguardo, lo stesso Yttri, ha affermato che tale algoritmo permette di effettuare un’analisi priva di qualsivoglia pregiudizio umano, efficientando quindi sia il metodo, che il tempo necessario all’analisi. Inoltre, B-SOiD è molto facile da usare e duttile per altri campi di ricerca, come per esempio lo studio dei movimenti nei soggetti affetti da Parkinson.