Il tasto "mi piace" dei social tende a renderci tutti più indignati

Il tasto 'mi piace' dei social tende a renderci tutti più indignati
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Tutti abbiamo utilizzato i social media per esprimere preferenze, condividere contenuti o postare selfie. Secondo uno studio dell’università di Yale, i "mi piace" e i "condividi", tipiche interazioni social, in relazione a temi di indignazione morale, hanno la capacità di indurre gli utenti ad adeguarsi ad una linea di pensiero.

Secondo gli scienziati, la motivazione sarebbe da ricercarsi nei meccanismi di apprendimento per rinforzo. Questo si attua attraverso il processo di approvazione sociale (in questo caso dei "mi piace" e dei "condividi") nei confronti di uno specifico tema. Questa approvazione induce l’utente a continuare su quella linea d’azione e a postare contenuti affini. Ovviamente più il tema è controverso, maggiore sarà l’esposizione di post capaci di generare un’interazione ed un coinvolgimento maggiore, aumentando di conseguenza la portata del fenomeno.

Lo studio in esame, mediante un sistema di apprendimento automatico(di cui vi proponiamo un approfondimento), ha analizzato milioni di post su Twitter, portando avanti parallelamente esperimenti controllati su partecipanti allo studio. Dai dati ottenuti, è stato riscontrato che l’espressione e il comportamento degli utenti tende ad adeguarsi alle modalità espressive del social utilizzato, oltre ad essere influenzato dai meccanismi di riprova sociale. Grazie a precedenti studi, inoltre, è stato confermato che ricevere meno "mi piace" causa stress nei giovani.

Molly Crockett, co-autrice dello studio, ha affermato in merito “L'amplificazione dell'indignazione morale è una chiara conseguenza del modello di business dei social media, che ottimizza il coinvolgimento degli utenti. Dato che l'indignazione morale gioca un ruolo cruciale nel cambiamento sociale e politico, dovremmo essere consapevoli che le aziende tecnologiche, attraverso la progettazione delle loro piattaforme, hanno la capacità di influenzare il successo o il fallimento dei movimenti collettivi”.

Ciò ha permesso ai ricercatori di avanzare l’ipotesi secondo cui la stessa struttura della piattaforma abbia una certa influenza sull’apprendimento umano e ne influenzi approccio e modalità di espressione nei confronti di questi temi morali.

Questi sentimenti di indignazione, per una buona causa, possono rivelarsi mezzi per opporsi a un sopruso, ma, spesso, vengono utilizzati sia come arma di clamore e prevaricazione nei confronti di un pensiero contrario, sia per diffondere notizie più che discutibili, trasformando, nel tempo, compagini moderate in linee di pensiero che vanno via via radicalizzandosi.