Telescopi sott'acqua per osservare i neutrini? Nel Mediterraneo è già realtà

Telescopi sott'acqua per osservare i neutrini? Nel Mediterraneo è già realtà
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Nei meandri abissali del Mediterraneo, centinaia di occhi elettronici cercano di scoprire una delle particelle più sfuggenti di tutto l'Universo: il neutrino. Poiché il neutrino interagisce debolmente con la materia, le sue possibilità di interazione sono molto limitate.

Un progetto europeo vuole catturare queste particelle, e per farlo userà il Cubic Kilometre Neutrino Telescope (KM3NeT), ancora nelle prime fasi della sua costruzione.

Miliardi di neutrini attraversano il corpo umano in ogni momento, e i ricercatori tendono a "seppellire" questi rilevatori diversi chilometri nel sottosuolo, o in dei contenitori di liquido super-raffreddato, sperando di riuscire ad isolarli dalle altre radiazioni regolari.

La maggior parte dei rivelatori di neutrini cerca i rari lampi di energia che le particelle emettono quando entrano in collisione con i nuclei degli atomi. Ma poiché queste interazioni non avvengono molto spesso, gli scienziati devono osservare più aree possibili, per questo motivo KM3NeT occuperà un chilometro cubico di acqua, la quantità di 400.000 piscine olimpioniche.

Non è un vero telescopio, o almeno non nel senso stretto del termine, perché questa struttura sarà formata da centinaia di rilevatori sferici (potrete osservare la loro forma in calce all'articolo) più grandi di una palla da basket.

Questi rilevatori sono sospesi su linee verticali, e ogni nodo è collegato da cavi che corrono lungo il fondo del mare. I primi componenti sono già stati installati nel 2013, nel 2015 e nel 2018, e gli scienziati sono ancora alla ricerca di finanziamenti per rendere realtà il progetto.

I neutrini sono particelle che si generano da fenomeni violentissimi, come lampi gamma, supernove e collisioni tra due stelle. Trovare particelle del genere aiuterebbe gli scienziati a comprendere molti fenomeni ancora irrisolti nell'Universo, come ad esempio la materia oscura.

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