
La tenacia e la resistenza della vita durante il periodo cryogeniano

Uno studio propone una teoria alternativa su come la vita possa essere riuscita a prosperare durante e fino alla fine del periodo cryogeniano del nostro globo.
Ci fu un periodo geologico del nostro pianeta in cui imperversavano bassissime temperature, gli oceani stessi erano ghiacciati e la vita ha dovuto lottare duramente per perpetrarsi. Questa fase è iniziata più di 800 milioni di anni fa per avere termine circa 200 milioni di anni dopo. Vi sono varie teorie che tentano di spiegare come abbia fatto la vita a sopravvivere durante questo periodo in cui i mari e gli oceani erano completamente ghiacciati e lo scambio di ossigeno superficie del mare-atmosfera bloccato a causa del ghiaccio.
L’Università del Canada ha proposto un nuovo metodo per spiegare come la vita sia riuscita a resistere per tutta la durata del cryogeniano e questa nuovissima teoria prevede l’esistenza di sacche di ossigeno che hanno permesso alla vita, dove presenti, di prosperare. Queste sacche di ossigeno sono il risultato della fusione dei ghiaccia che sono, naturalmente, ricchi di ossigeno. Questi ghiacciai che finivano in mare si scioglievano e rifornivano determinate zone di ossigeno, creando delle piccole oasi dove la vita poteva “respirare”. Era una vita relativamente semplice ma è sorprende come sia riuscita a sopravvivere a questa era geologica grazie proprio a queste sacche d’aria.
Gli scienziati hanno studiato delle formazioni di ferro in tre punti del globo notando che più ci si avvicinava alla zona artica, più l’acqua era ricca di ossigeno, mentre più ci si allontanava, più si notava come l’acqua ne era priva. Ma la vita, per sopravvivere in quelle sacche di ossigeno, doveva anche avere a disposizione dei nutrienti. Ed è nuovamente il ferro la chiave di volta della ricerca. In generale, le acque di quel periodo erano ricche di questo minerale e molti batteri moderni ossidano il ferro eliminando, come sostanza di scarto, l’ossido di ferro.
Questi ossidi di ferro sono presenti nella zona artica dove il ghiaccio incontra la terra facendo credere che i batteri si siano “nutriti” del ferro, producendo ossido di ferro come scarto, ed abbiano usato l’ossigeno presente in zona per sopravvivere fino alla fine dell’era cryogeniana. Questa è ancora una teoria, ci dicono gli scienziati, che trova spazio a seguito di osservazioni oggettive.
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