Svelata la figura di Locusta: "L'assassina degli imperatori romani"
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Intrighi e complotti non sono una prerogativa del mondo odierno. Anticamente, infatti, molti imperi hanno costruito la loro fortuna sugli sconvolgimenti di potere, ottenuti mediante sotterfugi. Uno di questi sicari era un'assassina del I secolo d.C., al soldo della classe politica romana, nota come Locusta, l’assassina degli imperatori romani.
Da una serie di testimonianze storiche, sappiamo che l'assassina operava in un periodo intorno al 54 d.C., in qualità di “avvelenatrice di mariti”. Inoltre, grazie alle opere di Tacito, noto è il suo avvicinamento da parte di Agrippina la Giovane che, informata della fama dell'assassina, la assoldò per assassinare Claudio, suo marito e imperatore.
Tacito narra l’intrigo avvenuto durante un viaggio dell’imperatore, per ristabilirsi da una malattia. Per scegliere il veleno adatto ad assassinarlo, fu consultata Locusta. La somministrazione del preparato avvenne per mezzo di uno schiavo eunuco, adibito ad assaggiare le portate dei pasti.
Alla morte di Claudio, Agrippina tramò per permettere la successione del figlio Nerone (controverso imperatore romano). Quest’ultimo si avvalse nuovamente dei servigi dell’assassina, al fine di liberarsi di Britannico, figlio di Claudio e legittimo successore.
Secondo le testimonianze di Svetonio, Agrippina ordì l’assassinio di Britannico durante un pranzo con una mistura di veleno prodotta da Locusta. Assunto il veleno, il giovane si accasciò sotto gli occhi dei commensali, accompagnato dal finto stupore di Nerone e della madre, che simularono e ostentarono un malore improvviso. All’assassina, per i suoi meriti, venne corrisposta una lauta ricompensa che constava di una proprietà terriera e discepoli da istruire nella sua professione.
Un'altra vicenda la vide implicata nel 68 d.C. In questo caso il senatore Gaio Giulio Vindice si oppose senza fortuna a Nerone, il quale fu costretto a fuggire quando fu prescelto Servio Galba come nuovo imperatore. Grazie a Svetonio sappiamo che Nerone si rivolse nuovamente a Locusta per preparare un veleno da consegnare attraverso un fidato liberto.
Dopo essere stato identificato come "nemico pubblico", Nerone venne destituito dal senato e si tolse la vita. Alla sua morte Servio Galba, già insignito della carica di imperatore, condannò e giustiziò Locusta e i seguaci di Nerone, mettendo fine alla carriera della nota avvelenatrice (mestiere non tanto atipico quanto quello dei Venatores).
FONTE: Heritagedaily
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