Topi da due padri? Ecco l'incredibile tecnica già definita "rivoluzionaria"

Topi da due padri? Ecco l'incredibile tecnica già definita 'rivoluzionaria'
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Un team di scienziati delle università di Osaka e Kyushu in Giappone, guidati dal biologo Katsuhiko Hayashi, utilizzando una pionieristica tecnica genetica, hanno creato per la prima volta uova utilizzando cellule di soli topi maschi, portando alla nascita di sette cuccioli. Una ricerca già definita "rivoluzionaria" ma non priva di polemiche.

Gli scienziati hanno infatti prelevato cellule epiteliali dalla coda di un topo maschio e, in un contenitore, le hanno modificate in quelle che vengono chiamate cellule staminali pluripotenti indotte, capaci di trasformarsi in qualsiasi altro tipo di cellula.

Durante questo particolare processo, circa il 6% delle cellule ha perso il cromosoma Y, lasciando solo il cromosoma X, situazione nota come XO. In seguito, utilizzando una proteina fluorescente ed un farmaco chiamato "reversine", i ricercatori sono riusciti a duplicare il cromosoma X esistente in queste cellule, creando quindi un set XX.

Nel passaggio finale, le cellule sono state utilizzate per creare ovuli, che sono stati poi fecondati con lo sperma di un diverso topo maschio ed impiantati nell'utero di topi femmine surrogate. Su 630 tentativi, sono nati solo 7 cuccioli, quindi con una percentuale di successo di poco superiore all'1%, ma comunque senza alcun segno di anomalie ed essi stessi fertili.

Secondo i ricercatori, una potenziale applicazione futura potrebbe essere quella di salvare una specie in via di estinzione grazie ad un solo maschio sopravvissuto, a condizione però che ci sia un surrogato femminile adatto di un'altra specie.

Ovviamente le implicazioni di carattere etico sono molte ma, il Dott. Nitzan Gonen, a capo del laboratorio di determinazione del sesso presso l'Università israeliana Bar-Ilan, ci ha tenuto a precisare che: "Pur trattandosi di una ricerca rivoluzionaria, il processo è attualmente estremamente inefficiente, con il 99% degli embrioni che non sopravvive".

"Inoltre, il fatto che possiamo fare qualcosa non significa necessariamente che vogliamo farlo, specialmente quando parliamo di un nuovo essere umano", ha aggiunto.

Lo studio, pubblicato sulla nota rivista Nature, che è ancora un "Proof of concept", un gergo tecnico per indicare una realizzazione incompleta, è infatti ancora molto lontano dall'essere potenzialmente utilizzato nel campo della clonazione umana, con ostacoli ovviamente di carattere etico ma anche legati ad un basso tasso di successo e problemi di adattamento.

Voi cosa ne pensate? Ci troviamo di fronte ad una nuova situazione "pecora Dolly" oppure i tempi sono maturi per un tale avanzamento scientifico?

Ma alla fine, la clonazione è davvero utile? Abbiamo approfondito l'argomento con un interessante articolo.

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