
Trovata la tomba dei gemelli monozigoti più antichi al mondo

INFORMAZIONI SCHEDA
Uno studio condotto sui resti di tre infanti non ha solo rivelato l'era storica in cui questi vissero la loro breve vita, ma anche il rapporto di parentela che li univa. Per i dati ricavati dal DNA, si è concluso che due di questi siano stati fratelli gemelli, portandoli ad essere gli esempi di gemelli monozigoti più antichi al mondo.
I corpi presi in analisi recentemente, in realtà, sono stati portati alla luce nel 2005. Gli archeologi li trovarono nel sito archeologico di Krem-Wachtber (Austria) in due sepolcri separati. La cosa bizzarra, al tempo della scoperta, era che i resti erano stati colorati con l'ocra - un fenomeno che, solo più tardi, si sarebbe dimostrato diffuso nelle numerose piccole comunità antiche sparse in tutto il mondo.
Al tempo, le analisi del carbonio-14 avevano rivelato che tutti e tre i corpi risalivano al Paleolitico superiore, quel periodo della storia dell'umanità, tra i 40 mila e i 10 mila anni fa, in cui cominciò a diffondersi in Europa l'Homo sapiens.
Con il migliorarsi delle tecnologie, però, gli studiosi hanno voluto riprendere questi resti e riosservarli con maggiore attenzione, al fine di chiarire dei dettagli che nel 2005 non era possibile risolvere.
Come prima cosa, perché due di questi corpi erano sepolti vicino? Le analisi del DNA, in merito a questo dubbio, hanno giocato un ruolo fondamentale.
Analizzando il loro materiale genetico, è stato dimostrato che i due bambini sepolti insieme fossero gemelli monovulari. Questo risultato ha presto acceso i riflettori su questo studio, perché è molto raro nell'archeologia trovare i resti di due corpi legati da una condizione genetica così particolare. Basta considerare che, ad oggi, solo 1 su 250 parti porta alla luce due gemelli con lo stesso materiale genetico. Figuriamoci quanto potesse essere diffusa una cosa simile nell'antichità.
Tuttavia, i ricercatori sono voluti andare ancora più a fondo della questione. Ci si è chiesti, nonostante le condizioni degradate dei resti, a che età possano essere morti i bambini. Per trovare una risposta a questa domanda, però, sono stati scoperti anche dei dettagli antropologici interessanti.
Osservando il secondo incisivo superiore, presente in tutti e tre gli scheletri dei bambini, e la linea di smalto tipica delle dentature dei neonati, si è concluso che i bambini avevano raggiunto, o lo stavano per fare, l'anno di vita.
E' probabile che lo scheletro "meno sviluppato" sia stato sepolto per primo e, dopo la morte del fratello gemello, poco dopo il suo primo anno di vita, la comunità sia tornata nel luogo di sepoltura per farli stare vicini.
Questo gesto è molto interessante da un punto di vista antropologico, perché riconferma nuovamente che il rito di riaprire le tombe per seppellire altri cadaveri, solitamente appartenuti allo stesso nucleo familiare, era già diffusa 40 mila anni fa.
Inoltre, sempre grazie alle analisi dei denti e alla loro composizione chimica, lo studio ha confermato che anche nel Paleolitico superiore fosse praticato l'allattamento al seno. Tuttavia, non si potrà mai sapere chi nutrì i bambini - considerando che avere un parto del genere in un'epoca storica così antica comportava, nella maggior parte dei casi, la morte della madre.
Futuri dati magari potranno spodestare questi due fratelli dal loro primato come gemelli monozigoti più antichi al mondo, ma fino ad adesso questa scoperta sarà considerata nel mondo dell'archeologia come una sorta di "biglietto vincente alla lotteria", come ha affermato la biologa e autrice dello studio Maria Teschler-Nicola.
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