Twitter, ancora licenziamenti: a casa parte del team di moderazione dei contenuti

Twitter, ancora licenziamenti: a casa parte del team di moderazione dei contenuti
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L'ultima settimana è stata piuttosto tranquilla, sul fronte Elon Musk-Twitter, specie dopo lo sfratto di Twitter dal suo Quartier Generale a San Francisco. Tuttavia, nelle scorse ore il miliardario sudafricano e la sua piattaforma social sono tornati a far parlare di sé, dal momento che Twitter ha licenziato altri dipendenti.

I licenziamenti coinvolgono il team di moderazione dei contenuti: stando a Bloomberg, Twitter avrebbe licenziato "almeno una dozzina" di lavoratori impiegati nel settore della gestione dei contenuti a rischio tra le sue sedi di Singapore e di Dublino. Tra gli esuberi "importanti" troviamo quello di Analuisa Dominguez, che finora è stata Senior Director of Revenue Policy, gestendo direttamente le sottoscrizioni a pagamento come Twitter Blue e le inserzioni pubblicitarie.

Il giornale americano spiega che però il grosso dei lavoratori licenziati arriverebbe dal team anti-disinformazione di Twitter. Una dozzina di licenziamenti non sono nulla a confronto con le migliaia di esuberi di Twitter degli scorsi due mesi, che hanno portato la forza-lavoro complessiva dell'azienda ad una percentuale compresa tra il 25 e il 50% di quella della precedente gestione.

Tuttavia, proprio il settore della moderazione è stato quello più colpito, con tagli molto più profondi alla sua manodopera rispetto alle altre sezioni dell'azienda, nonché con il licenziamento di svariati contractor di Twitter, il cui compito era proprio quello di gestire le segnalazioni degli utenti relative ai contenuti problematici. In una situazione in cui l'organico è già sottodimensionato, gli ultimi tagli potrebbero rendere impossibile la supervisione dell'utenza, e dunque anche l'imposizione delle regole del social.

Bloomberg ha comunque spiegato che dietro a tutti i licenziamenti di Musk sembra esserci una serie di decisioni razionali: Twitter si baserebbe sul "volume", ovvero sugli introiti garantiti da ciascuna sua area di business, assegnando investimenti, fondi e lavoratori di conseguenza. In altre parole, le strutture e i settori meno redditizi sarebbero i più soggetti ai licenziamenti.