UE verso l'approvazione del Digital Markets Act: duro colpo alle "Big Tech"

UE verso l'approvazione del Digital Markets Act: duro colpo alle 'Big Tech'
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Dopo la mancata approvazione del ban al proof-of-work per le criptovalute, l'Unione Europea è tornata ad occuparsi del mondo dell'informatica, questa volta con un intervento legislativo di enorme peso. L'UE ha infatti annunciato il Digital Markets Act, il cui compito è quello di bilanciare la concorrenza nel mercato tecnologico.

In particolare, il Digital Markets Act, o DMA, è stato pensato come uno strumento per ridurre il potere delle grandi aziende Tech, come Facebook, Apple e Google, permettendo a realtà di dimensioni più piccole, specie se provenienti da Stati membri dell'Unione Europea, di concorrere nel mercato con i giganti statunitensi.

In altre parole, il DMA dovrebbe essere una sorta di legislazione antitrust, portando l'UE a prendere una posizione chiara su una materia, quella delle tendenze monopolistiche, su cui finora ha deciso con un approccio caso per caso. Con ogni probabilità, il DMA si è reso necessario dopo che Meta ha minacciato di chiudere Facebook e Instagram in Europa, ma anche dopo le colossali multe degli organi antitrust europei, come quella comminata a Google nel 2018, dal valore di ben cinque miliardi di Dollari.

Al momento, comunque, il DMA deve passare per il Parlamento Europeo prima di essere definitivamente approvato, ma i legislatori dell'UE sono certi del fatto che esso sarà approvato senza alcun problema a Strasburgo. Durante una conferenza stampa delle scorse ore, Margrethe Vestager, il Commissario Europeo per la Concorrenza, ha spiegato che il DMA entrerà in vigore a ottobre, in caso il suo iter proseguisse senza problemi.

Il DMA dovrebbe imporre nuovi obblighi legali alle aziende definite "gatekeepers", ovvero quelle compagnie che hanno una capitalizzazione di mercato di almeno 75 miliardi di Euro, almeno 45.000 utenti attivi e una "piattaforma" proprietaria come un'app o un social network. Tra queste aziende si ritrovano Google, Microsoft, Meta, Amazon e Apple, ma anche servizi come Booking.com, che ha sede in Spagna. Gli obblighi che i "gatekeepers" dovranno rispettare sono in totale cinque, ovvero:

  • L'interoperabilità con altre piattaforme, garantendo cioè la possibilità a entità terze parti di dimensioni minori di operare anche sulle piattaforme maggiori. Per esempio, Facebook, Snapchat e Whatsapp potrebbero essere "costretti" ad ospitare forme di integrazione non meglio definite con servizi terzi di messaggistica.
  • Il diritto alla disinstallazione, permettendo cioè la disinstallazione di ogni software precaricato sul sistema operativo di smartphone e PC, con particolare riferimento alle app Google su Android ed a quelle di Apple su iOS.
  • L'accesso delle aziende ai dati generati da queste ultime sulle piattaforme dei gatekeepers: per esempio, Amazon dovrà garantire l'accesso di ciascun venditore alle statistiche relative al proprio negozio sul marketplace.
  • La trasparenza nelle pubblicità, specialmente sui social network.
  • La fine della pratica del self-preferencing, con la quale le compagnie usano le proprie piattaforma per promuovere i propri prodotti: per esempio, Google non potrà usare il proprio browser per promuovere YouTube o GMail, né posizionare per primi i risultati del suo servizio di shopping nella pagina web dedicata a un prodotto.

Per le aziende che decideranno di non seguire le regole del DMA, l'Unione Europea prevede sanzioni piuttosto pesanti, che arrivano fino al 10% del fatturato complessivo globale della compagnia.