Negli Stati Uniti è di nuovo illegale condividere i file per le armi stampate in 3D

Negli Stati Uniti è di nuovo illegale condividere i file per le armi stampate in 3D
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Un tribunale federale ha revocato l'atto con cui l'amministrazione Trump aveva legittimato di fatto la condivisione e la vendita online dei file necessari per creare armi da fuoco usando stampanti 3D. Finisce così un braccio di ferro tra Stato e attivisti pro-gun che andava avanti dal 2013.

Anno in cui l'organizzazione Defense Distributed pubblicò online gli schemi per la creazione di una pistola stampata in 3D. La Casa Bianca, all'epoca sotto Obama, ordinò immediatamente il ritiro degli schemi. Due anni dopo la stessa organizzazione fece ricorso, sostenendo che la condivisione del materiale necessario per stamparsi armi in casa sia garantita dal primo emendamento della costituzione, quello che sancisce la libertà di espressione.

Nel 2018 l'amministrazione Trump decise di patteggiare a nome del Governo, di fatto autorizzando la diffusione dei file per le armi in 3D e pagando le spese legali (circa 40.000$) a Defense Distributed. Una decisione che fu immediatamente contestata e impugnata dal procuratore Bob Ferguson.

Nel frattempo il fondatore di Defense Distributed è finito in carcere per un'altra ragione.

Ora un tribunale federale ha giudicato l'inammissibilità dell'atto dell'amministrazione Trump: era in violazione delle leggi federali e della costituzione. L'amministrazione Trump non aveva il potere di limitarsi a contraddire quanto il Dipartimento di giustizia aveva deciso solamente poco prima. Non in quel modo, quantomeno.

Ora diffondere online i file .CAD necessari per stampare in 3D armi da fuoco funzionanti è diventato nuovamente illegale negli USA. Ma ci andremmo prudenti prima di definire questa vicenda come chiusa. Nulla vieta alla Casa Bianca di cercare una nuova strada, questa volta legittima, e ribaltare nuovamente la decisione dei giudici.