USA-Cina, la "guerra dei chip" si estende: coinvolti due strategici alleati di Washington

USA-Cina, la 'guerra dei chip' si estende: coinvolti due strategici alleati di Washington
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A qualche mese di distanza dalla stretta americana sui chip venduti in Cina, pare che il fronte della "guerra dei chip" si stia per allargare: altri due Paesi, infatti, hanno aderito alle sanzioni e ai controlli promossi dagli Stati Uniti, con lo scopo di ridurre le esportazioni di materiale tecnologico verso Pechino.

Stando a quanto riportato da fonti del calibro di Bloomberg, del Financial Times e del New York Times, infatti, il Giappone e i Paesi Bassi si sono uniti a Washington nella promozione di restrizioni alle esportazioni verso la Cina per tutti i produttori di chip presenti sul suolo nazionale. Se l'adesione dell'Olanda alla misura potrebbe sembrare poco incisiva, quella di Tokyo rischia invece di avere una portata distruttiva per l'economia cinese.

L'idea alla base dei controlli sulle esportazioni è quella di ridurre la velocità dello sviluppo tecnologico di Pechino, facendo leva sul fatto che la Cina, per il momento, non abbia alcun chipmaker con capacità tecniche e tecnologiche pari a quelle di aziende come Intel, TSMC, Tokyo Electronics e Nikon. Dal canto suo, anche la Cina ha bloccato le importazioni di chip americani, nel tentativo di spingere le manifatture nazionali.

Al momento, comunque, l'adesione di Giappone e Paesi Bassi alle politiche americane è solo ufficiosa, e non certo ufficiale: secondo Bloomberg, in particolare, per una formalizzazione di quest'ultima potrebbero volerci mesi, visto che Tokyo e Amsterdam dovranno confrontarsi con diversi adeguamenti amministrativi e legali per evitare ripercussioni da parte dei chipmaker nazionali.

Lo stesso Primo Ministro olandese Mark Rutte, nella giornata di venerdì 27 gennaio, ha commentato la notizia spiegando che "si tratta di un tema così importante che il Governo olandese ha deciso di comunicare diligentemente qualsiasi novità sulla questione, e ciò significa che comunicheremo solo quando sarà necessario e in modo molto limitato".

In Olanda, il chipmaker più colpito sarà ASML, il cui CEO Peter Wennink ha già spiegato che il mercato cinese conta per il 15% del fatturato aziendale. A peggiorare le cose per Pechino, poi, è il fatto che ASML produce macchine necessarie alla creazione di chip, innescando così un circolo vizioso che potrebbe portare ad una severa battuta d'arresto per il settore tecnologico cinese.

In Giappone, invece, le misure colpiranno Nikon e Tokyo Electronic, entrambe esportatrici di chip e semiconduttori nella vicina Cina continentale. In ogni caso, le politiche adottate dalla Casa Bianca e dai suoi alleati si inscrivono in un più ampio piano per il mantenimento della leadership globale sulla produzione di chip, che in America è passata anche per l'approvazione del CHIPS and Science Act.