Utilizzare le increspature dello spazio-tempo per comprendere il Big Bang

Utilizzare le increspature dello spazio-tempo per comprendere il Big Bang
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Da diversi anni gli scienziati hanno fatto importanti passi avanti nella comprensione e l'utilizzo delle increspature nello spazio-tempo, o onde gravitazionali. Alcuni ricercatori negli Stati Uniti affermano ora di poter comprendere meglio lo stato e l'evoluzione del cosmo, subito dopo il Big Bang, proprio utilizzando tali perturbazioni.

Il dott. Deepen Garg, autore principale dello studio presso il Princeton Plasma Physics Laboratory (PPPL) del Dipartimento dell'Energia degli Stati Uniti (DOE), ha affermato: "Non possiamo vedere direttamente l'universo primordiale, ma forse possiamo osservarlo indirettamente se guardiamo come le onde gravitazionali di quel periodo hanno influenzato la materia e le radiazioni che possiamo osservare oggi".

Nel suo lavoro, pubblicato sulle pagine del Journal of Cosmology and Astroparticle Physics, Garg ed il suo collega Ilya Dodin, anche lui della Princeton University e del PPPL, hanno creato formule che potrebbero teoricamente portare le onde gravitazionali a rivelare proprietà nascoste sui corpi celesti, come per quelle stelle distanti molti anni luce.

Quando infatti tali onde attraversano la materia, generano luce le cui caratteristiche dipendono dalla densità della materia stessa. Un fisico potrebbe poi analizzare tale energia luminosa per scoprire le proprietà di una stella lontana milioni di anni luce.

Questa tecnica potrebbe anche portare a scoperte sulla collisione di stelle di neutroni e buchi neri, ed i resti ultra densi della morte stellare. Secondo gli autori, sarebbe anche potenzialmente in grado di rivelare informazioni su ciò che stava accadendo durante il Big Bang ed i primi momenti del nostro universo.

"Inizialmente ho pensato che questo sarebbe stato un piccolo progetto di sei mesi, che avrebbe portato la risoluzione di qualcosa di semplice. Ma una volta che abbiamo iniziato ad andare più a fondo nell'argomento, ci siamo resi conto della complessità del problema e che avremmo potuto fare un lavoro teorico più che basilare", ha spiegato il dott. Dodin.

Gli autori, dopo l'acquisizione di tali formule e dati, hanno ora in programma di utilizzare la tecnica per analizzare i dati ottenuti nel prossimo futuro, in modo tale da riuscire ad ottenere risultati significativi con molto più lavoro.

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