Vediamo perché questi 4 reperti storici non possono tornare nelle loro terre d'origine

Vediamo perché questi 4 reperti storici non possono tornare nelle loro terre d'origine
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Nel corso della storia molti reperti sono stati "rubati" dalle loro terre d'origine per essere esposti nelle vetrine di paesi stranieri, finendo per diventare di loro patrimonio. Oggi vi sono regole molto rigide riguardo questo fenomeno, dettate dall'UNESCO nel 1970, ma molte questioni rimangono ancora insolute. Vediamone insieme qualcuna.

  • La Stele di Rosetta

Considerata come una delle fonti più importanti per comprendere la lingua egizia antica, la Stele di Rosetta, dal 1802 si trova nel British Museum di Londra. Tuttavia, la storia dietro questo reperto è abbastanza complessa.

Esso venne scoperto per la prima volta nel 1799 durante la Campagna d'Egitto di Napoleone Bonaparte. Venne esposto, fino al 1802, come cimelio di vittoria in Francia.

Successivamente, però, la stele venne spedita in Inghilterra per poter decifrare ciò che vi era scritto. Il Regno Unito, da quel momento in poi, si rifiutò di tornarla indietro.

Da oltre due secoli, quindi, gli inglesi detengono questo reperto come loro proprietà e, per quanto siano dieci anni che l'Egitto chiede che gli venga restituito, il paese anglosassone si è più volte rifiutato.

  • Il tesoro di Priamo

Era il 1870 quando il tedesco Heinrich Schliemann riportò alla luce quello che, secondo lui, doveva essere il tesoro del re troiano Priamo. Trovato in Turchia, quest'ultimo era composto da centinaia di oggetti in oro e rame.

L'archeologo, ovviamente, decise di portare tuto ciò che aveva scoperto nella sua madrepatria. Tuttavia, mai si sarebbe potuto aspettare che quel suo gesto avrebbe provocato nel giro di pochi decenni una crisi tra tre paesi: Germania, Russia e Turchia.

Tutto iniziò durante la Seconda Guerra Mondiale, quando i nazisti cominciarono a nascondere nei loro ampli domini un gran numero di opere d'arte e simboli storici, tra cui il Tesoro di Priamo.

Tuttavia, un secolo dopo dalla fine della seconda Grande Guerra, nel Museo Puskin di Mosca vennero esposti quasi 200 oggetti che, fino a quel momento, si pensava fossero nelle mani dei tedeschi: erano, infatti, i tesori scoperti da Schliemann.

La Turchia, intorno al 1996, iniziò a richiedere quei reperti indietro - ma alla Germania, non alla Russia.

La prima spiegò che fosse impossibile per lei farlo, visto che gli oggetti si trovavano a Mosca. Il governo russo, in risposta, affermò che il Tesoro di Priamo doveva essere considerato come ricompenso, da parte della Germania, per i danni afflitti alla Russia durante il conflitto mondiale.

Quindi, attualmente, questi reperti continuano ad essere nella mani di una terza potenza.

Trovato nel 1912 da un archeologo tedesco, questo busto rappresenta uno dei modelli meglio conservati dell'arte antica egizia.

Il Consiglio supremo delle antichità d'Egitto richiama da anni la scultura, accusando la Germania di averla rubata. Quest'ultima, però, continua a sostenere che il minimo spostamento possa danneggiare l'oggetto irrimediabilmente - rifiutandosi, quindi, di concederla alle autorità egiziane.

  • I marmi di Elgin, o marmi del Partenone

Era il XIX secolo, quando Lord Elgin (Thomas Bruce) ottenne il permesso dagli ottomani, che governavano la Grecia all'epoca, di poter prendere tutto ciò che trovava nell'area del Partenone con degli "scavi specifici".

Ciò che ancora oggi è molto controverso è il fatto che il nobile inglese non prese solo qualche reperto da mandare in Inghilterra, bensì più della metà delle sculture presenti nel Partenone dell'antica polis greca. Infatti, dal 1817, il British Museum le conserva gelosamente.

Intorno agli anni '80 del Novecento, la Grecia, viste le circostanze con cui questi tesori vennero strappati dalla propria terra d'origine, chiese al governo britannico di restituirli - fallendo.

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