Venere: scienziati osservano tempo notturno per la prima volta e trovano stranezza

Venere: scienziati osservano tempo notturno per la prima volta e trovano stranezza
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Nonostante Venere sia uno dei pianeti più osservati e studiati dagli scienziati, non sappiamo molto sul suo conto. Ad esempio, solo recentemente gli esperti hanno ottenuto informazioni sul tempo notturno del corpo celeste, utilizzando i sensori a infrarossi sull'orbiter giapponese Venus Climate Orbiter.

I sensori, per la precisione, hanno osservato nuvole notturne e alcuni strani schemi di circolazione del vento. L'atmosfera di Venere ruota rapidamente, mentre il pianeta ha la rotazione più lenta di qualsiasi altro corpo celeste principale nel nostro Sistema Solare; il che significa che giorno e notte durano su ogni lato del pianeta circa 120 giorni terrestri ciascuno.

Fino ad oggi, solamente il tempo diurno di Venere è stato studiato dagli scienziati perché, anche nell'infrarosso, è difficile avere una visione chiara del lato notturno. Così, grazie alla sonda Venus Climate Orbiter, gli esperti hanno potuto dare un'occhiata a queste nuvole "notturne" del mondo infernale (qui troverete nove curiosità sul corpo celeste).

La sonda è progettata per monitorare Venere e il suo clima e dispone di una termocamera a infrarossi che non ha bisogno della luce solare. Nonostante questo, l'imager non è stato in grado di catturare osservazioni dettagliate del lato notturno di Venere. Per questo motivo gli esperti hanno utilizzato un nuovo metodo analitico per gestire i dati acquisiti dallo strumento.

Con il nuovo metodo, gli scienziati sono riusciti a osservare di notte i venti nord-sud del pianeta e hanno trovato qualcosa di piuttosto strano: i venti si muovono nella direzione opposta alle loro controparti diurne.

"Un cambiamento così drammatico non può verificarsi senza conseguenze significative. Questa osservazione potrebbe aiutarci a costruire modelli più accurati del sistema meteorologico venusiano che, si spera, risolveranno alcune domande di vecchia data senza risposta", ha dichiarato infine il coautore dello studio Takeshi Imamura, professore presso la Graduate School of Frontier Sciences dell'Università di Tokyo.