
Il Voltron ci permetterà di "vedere" le cellule nervose dialogare tra di loro
Riuscire a monitorare l'attività neuronale è tanto importante quanto complesso. Le cellule del sistema nervoso ricevono e inviano tantissimi stimoli diversi sotto forma di piccole scariche elettriche.
Queste scariche si formano perché tra l'interno e l'esterno della cellula si viene a creare una differenza di potenziale che si trasmette per tutta la lunghezza della cellula.
Capire come le cellule nervose "dialogano" tra di loro è di fondamentale importanza ma non è affatto semplice.
Il metodo più comune per studiare l'attività elettrica dei neuroni è quello di attaccare dei piccolissimi elettrodi -pezzettini di filo o vetro- nei neuroni. Ma viste le dimensioni di una cellula questa metodologia può risultare alquanto complessa, a volte.
Come se non bastasse, non è possibile monitorare molti neuroni contemporaneamente.
Altre tecniche prevedono l'utilizzo di molecole fluorescenti per visualizzare i livelli di ioni dei neuroni e come cambiano quando le cellule subiscono l'impulso elettrico, oppure si utilizzano delle proteine colorate che però perdono rapidamente il loro colore.
Ma ecco che, in aiuto degli scienziati, arriva Voltron. Il nome ricorda quello di un noto Robot dei cartoni animati e, per certi versi, esso è particolarmente azzeccato.
Come il robot dei cartoni si assemblava utilizzando 5 robot più piccoli, così la proteina Voltron è stata creata unendo una molecola di colorante e altre proteine più piccole.
La proteina deve essere inserita nel genoma dell'animale che si intende studiare (topi, piccole mosche) ed essa si lega, quindi, con uno speciale colorante iniettato nella creatura.
La proteina Voltron si lega al colorante e, insieme, rispondono agli impulsi nervosi della cellula.
Quando la cellula genera elettricità i coloranti intensificano il proprio colore con una precisione di millisecondi ed è possibile monitorare più cellule neuronali e vederle "dialogare".
Creare Voltron non è stato semplice. La proteina, composta da tutte le sue parti più piccole, è stata completamente ingegnerizzata in vitro, con più versioni, ma solo una di queste versioni funzionava molto bene in vivo (non in provetta).
Usare Voltron potrebbe essere un metodo nuovo e innovativo per studiare il comportamento delle cellule neuronali e come queste dialoghino tra di loro.
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